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Nicotina vietata online: vendite a picco (-80% in un solo mese)


Audizione di Aive alla Camera dei Deputati

I rivenditori online di sigarette elettroniche e liquidi da inalazione sono stati convocati in audizione presso la Commissione Finanze della Camera, nell’ambito di un’approfondita indagine conoscitiva sulle modalità di fiscalità e regime concessorio applicate alla vendita al dettaglio di tabacchi tradizionali e nuovi prodotti da fumo. In precedenza erano stati ascoltati anche i rappresentanti delle tabaccherie, mentre questa volta è toccato ai depositi fiscali autorizzati alla vendita sul web di prodotti con nicotina.

Le dichiarazioni del vicepresidente Aive, Rocco Busiello

Durante l’intervento, Rocco Busiello ha illustrato l’impatto del Decreto Legislativo 26 settembre 2024, che sancisce il divieto di vendita a distanza di prodotti contenenti nicotina a partire dal 1° gennaio 2025. Secondo Busiello, gli obiettivi di base (protezione dei minori, lotta al mercato illecito e garanzia delle entrate fiscali) risultano condivisibili, ma l’effetto di un divieto generalizzato appare controproducente, dato che la legislazione preesistente prevedeva già adeguati strumenti di controllo e verifica.

In merito alla tutela dei minori, Busiello ha sottolineato come “i siti web autorizzati attuino un rigoroso meccanismo di verifica dell’età, con acquisto consentito soltanto previa autenticazione tramite documento d’identità, pagamenti tracciabili e consegna esclusiva all’utente verificato.” Riguardo alla protezione delle entrate erariali e al contrasto del commercio illegale, ha ricordato che i siti regolarmente autorizzati operano come depositi fiscali, sotto la supervisione dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (Adm), rispettando le normative fiscali e garantendo il versamento delle imposte.

Studio dell’Università Tor Vergata di Roma sulla regolamentazione online

Aive ha menzionato un’analisi condotta dall’Università Tor Vergata di Roma sulla commercializzazione online di prodotti da fumo elettronico, evidenziando come l’attuale quadro legislativo fosse già in grado di bilanciare la tutela dei consumatori e dei minori, garantendo al contempo un controllo fiscale efficace. L’eccessiva severità normativa, secondo lo studio, può invece produrre distorsioni della concorrenza e penalizzare un settore in espansione.

Crollo del fatturato (-80%) e prospettive occupazionali

I dati emersi dalle aziende aderenti all’associazione indicano una perdita media dell’80% del fatturato, con un marcato calo nelle entrate fiscali, in particolare per l’imposta di consumo applicata ai prodotti soggetti a monopolio. A titolo di esempio, due aziende hanno riferito che nel mese di dicembre 2024 i versamenti relativi a questa imposta ammontavano a circa 600mila euro. Nel successivo mese di gennaio 2025, con l’introduzione del divieto, la somma complessiva è scesa a circa 80mila euro. Proiettando questi dati su base annua, il gettito dell’imposta di consumo passerebbe da circa 7 milioni di euro a meno di 1 milione di euro. E tali cifre riguardano soltanto due tra le diverse realtà colpite dalla nuova normativa.

Rischio di espansione del mercato non regolamentato

Un altro aspetto critico sottolineato dall’associazione è l’aumento di canali di vendita illegali, come gruppi WhatsApp, canali Telegram e siti esteri senza alcuna supervisione. La restrizione ai venditori autorizzati spingerebbe, di fatto, i consumatori verso soluzioni informali, sottraendo ulteriori introiti allo Stato e rendendo ancora più fragile la tutela dei minori.

Proposte di revisione e decreto Milleproroghe 2025

Secondo Aive, una delle soluzioni più immediate poteva essere la proroga di un anno del divieto, in modo da valutare con maggiore attenzione gli impatti della misura. Tale proposta, avanzata in sede di dibattito sul Decreto Milleproroghe 2025, non sembra però aver incontrato il necessario sostegno politico.

Un sostegno, almeno parziale, alla causa delle rivendite online sembrava essere arrivato anche dalla Federazione Italiana Tabaccai (Fit). Pur essendo fra i principali sostenitori del divieto di vendita online dei prodotti contenenti nicotina, il vicepresidente di Aive, Rocco Busiello, ha spiegato che “da un lato Fit ha richiesto che tutti i prodotti contenenti nicotina fossero relegati alla vendita esclusiva in tabaccheria, ma dall’altro ha anche espresso testualmente: «Al fine di non pregiudicare gli esercizi diversi già esistenti, riteniamo che la vendita in tabaccheria possa comunque fare salvi quegli esercizi che già operano al momento dell’introduzione delle nuove regole.»

Sarebbe stato dunque opportuno, secondo Busiello, non estendere il divieto di vendita online alle realtà già autorizzate dall’Adm, che finora si sono dimostrate rispettose della normativa vigente, costituendo canali sicuri sotto ogni profilo. Questa proposta non ha però trovato piena accoglienza, provocando un vuoto competitivo che agevola inevitabilmente i canali irregolari e vanifica le potenzialità di collaborazione contro il mercato illecito.

Conclusioni

A un mese dall’entrata in vigore del divieto di vendita online di prodotti con nicotina, i dati mostrano un impatto significativo sull’occupazione, sui ricavi delle aziende autorizzate e sulle entrate erariali. Parallelamente, sembrano intensificarsi le attività del mercato illecito, evidenziando le criticità di un provvedimento forse eccessivamente restrittivo. Resta da vedere se e come il legislatore deciderà di rivalutare le attuali imposizioni, trovando un compromesso tra tutela dei minori, esigenze fiscali e libertà di mercato.

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